L’ordine esecutivo del neo insediato presidente Trump doveva avere, secondo i suoi piani, uno scopo nobile e cioè ‘mantenere l’America sicura‘ ma ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni ha realmente dell’incredibile!
Negli aeroporti e nei porti americani si è creato il caos, con passeggeri bloccati (o direttamente nel suolo americano o addirittura bloccati come in un limbo in un paese che è semplicemente aeroporto di collegamento con gli States) ed arrestati o trattenuti dagli agenti doganali solo perché provenienti dai 7 paesi a maggioranza musulmana da lui indicati come estremamente pericolosi per la sicurezza americana e cioè Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.
Vi immaginate cosa significhi tornare a casa propria (perché moltissimi di loro sono titolari regolari di carta verde e lavorano e vivono in America da anni) e vedersi prospettare il rientro in un Paese dal quale siete fuggiti per le motivazioni più o meno gravi?
La situazione forse più grave è accaduta ieri a Fort Lauderdale quando più di 360 persone imbarcate sulla Allure of the Seas, che avevano preso parte ad una crociera a tema gay, si sono visti trattenuti nel porto dagli agenti doganali, portati negli uffici ed interrogati: davanti a loro improvvisamente si è prospettato il rientro forzato nei loro paesi d’origine, peccato che ciò per una persona omosessuale significhi la possibilità di essere sottoposto ad una punizione che va dalle frustate fino alla morte.
Il CBP – l’organismo per la protezione delle frontiere statunitense – ha chiesto al Comandante della nave da crociera di far sbarcare prima i possessori di carta verde (che li rende residenti permanenti) originari dei sette paesi musulmani che venivano direttamente colpiti dall’ordine esecutivo del presidente Trump: ciò ha creato caos e preoccupazione tra i passeggeri che, sebbene non colpiti dal provvedimento, come è accaduto negli aeroporti per tutti gli States, sono rimasti a dimostrare vicinanza e hanno manifestato contro i provvedimenti.
90 sono i giorni in cui l’ordine per il momento vale, 90 giorni in cui la prospettiva di una vita vissuta per anni negli States va in fumo, ti costringono a tornare nel tuo Paese d’origine dal quale sei fuggito: non so a voi, ma mi ricorda pesantemente situazioni storiche già vissute…
Perlomeno per una percentuale di loro si è tuttavia aperto uno spiraglio quando un giudice ha emesso un ricorso al provvedimento, consentendo perlomeno ai possessori di regolare carta verde di poter rientrare nelle proprie case, sebbene dopo ore passate sotto la lente d’ingrandimento della Dogana.
Inoltre i dipartimenti di Stato e la Homeland Security consentiranno l’ingresso negli Stati Uniti sulla base di una procedura che deve essere valutata caso per caso: una trafila enorme, che creerà certamente disagi a coloro che saranno trattenuti anche per ore per accertamenti. Il problema è che l’ingresso viene negato anche se residenti da anni in altri Paesi, se si possiede lo status di rifugiato proveniente da una delle nazioni elencate.
Ciò che ora accadrà in questi 90 giorni si rifletterà anche sulle Compagnie di crociera: tutti coloro che provengono o siano originari di questi 7 Paesi colpiti dall’ordinanza, una volta arrivati nei porti o negli aeroporti (anche se di passaggio verso altre destinazioni) degli USA, saranno arrestati e sarà loro vietato di entrare o perlomeno saranno trattenuti per accertamenti ed un controllo preliminare aggiuntivo.
Rimaniamo in attesa di comunicazioni delle Compagnie stesse: intanto perlomeno le persone fermate dopo lo sbarco dalla Allure of the Seas, hanno potuto tutte ritornare a casa propria, negli States, secondo quanto riferito dai giornali.
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30/01/2017 ore 11.20 – “Post protetto da Licenza Creative Commons International CC BY-ND 4.0″