E’ partita: la crociera più contestata, odiata e amata degli ultimi tempi è ufficialmente iniziata.
La Crystal Serenity affronta un viaggio di 32 giorni attraverso il mitico Passaggio di Nord-Ovest: un viaggio studiato e pianificato al dettaglio in più di tre anni, che oggi ha preso il via da Seward, in Alaska, e che si concluderà il mese prossimo con l’arrivo a Manhattan, NY City.
Fosse stato pianificato all’inizio del secolo, con ogni probabilità sarebbe stato considerato il viaggio dei viaggi, un’avventura epica: ai giorni nostri è stato più oggetto di polemiche e di, giuste, preoccupazioni ambientaliste, per la delicatezza del percorso scelto, per i rischi enormi, sebbene calcolati, di inquinamento ambientale, per scongiurare quello che il The Guardian bolla già da marzo come una nuova tragedia stile Titanic annunciata.
Edie Rodriguez, CEO e presidente di Crystal Cruises, assicura che ogni aspetto del viaggio sia senza pari, un nuovo prestigioso traguardo per il settore viaggi di crociera di lusso: un impegno enorme, un viaggio che definisce storico ma anche l’onore e l’onere di offrire ai propri passeggeri l’opportunità di scoprire una regione del mondo che pochissimi hanno potuto sperimentare.
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— The Roaming Boomers (@RoamingBoomers) 13 agosto 2016
Ed è proprio qui il fulcro delle proteste: se la Crystal Serenity dà il via ai viaggi di massa verso queste zone dal così delicato equilibrio, cosa ci si può aspettare di buono?
E’ pur vero che la Crystal Serenity salpa con un equipaggio appositamente assunto e che ha larga esperienza di navigazione in queste rotte, con personale già presente che è stato formato, con attrezzature in grado di operare in condizioni uniche, a temperature polari appunto.
Tra l’equipaggio spiccano i due piloti, veterani dei ghiacci canadesi, che a bordo consiglieranno il comandante Birger J. Vorland e i suoi ufficiali sulle giuste mosse da prendere e prevedere: la Compagnia aveva già previsto per loro, all’inizio di quest’anno, uno stage ulteriore al simulatore di navigazione nei ghiacci di Terranova ed inoltre la nave, a maggio di quest’anno, durante il suo bacino di carenaggio già programmato, ha ricevuto ulteriore attrezzatura, come nuovi sonar, termocamere, nuovi software per migliorare la capacità di raccogliere piccoli contatti sul radar ed in grado di ‘vedere‘ anche piccole porzioni di ghiaccio.
A supporto ulteriore Crystal Serenity riceverà aggiornamenti costanti sulla condizione dei ghiacci dai Servizi canadesi: ulteriore passo è la presenza della nave rompighiaccio RRS Ernest Shackleton, con un equipaggio che ha anni di esperienza nelle operazioni nelle zone polari e che è in grado di rispondere a qualsiasi emergenza possa sorgere, grazie anche ai due elicotteri che può portare a bordo e alle attrezzature supplementari di sicurezza, così come fornire guide esperte ed appositamente attrezzate.
Un viaggio che definire epico è comunque riduttivo, certamente posso definirlo costoso come pochi: ogni passeggero (vi faccio presente che la nave è sold-out) spenderà una cifra che parte dai 22.000 dollari sino ai 120.000, a cui si deve aggiungere, oltre ad altri eventuali extra, una copertura assicurativa che copra almeno i 50.000 dollari necessari ad una eventuale evacuazione di emergenza.
Prua verso nord dunque, attraverso lo stretto di Bering e tutta la zona nord del Canada, con tappe successive in Groenlandia e il nordest degli Stati Uniti, prima di attraccare trionfalmente a New York City.
I rischi della crociera nella zona
La Crystal Serenity affronta un viaggio attraverso un percorso considerato quasi impraticabile poco più di un secolo fa, quando, l’esploratore norvegese Roald Engelbregt Gravning Amundsen fu il primo a navigare con successo il Passaggio a Nord Ovest. Ai nostri giorni, con il problema del ritiro di parte della superficie ghiacciata del Polo, è diventato un canale ‘più accessibile’ – nel 2012 ben 30 navi sono riuscite nell’impresa, sebbene commerciali – ma ciò non toglie che il percorso sia comunque irto di problemi non da poco. Essendo poco battuto è anche poco conosciuto, tanto che solo il 10% è mappato, e ogni piccolo ghiaccio che si forma o si scioglie, cambia completamente la geografia del percorso, renderlo molto pericoloso. Non sono pochi gli incidenti occorsi a navi in questo tragitto ed è per questo motivo che gli ambientalisti sono sul piede di guerra.
L’impatto non è solo ambientale ma anche di tipo sociale: anche se la Compagnia ha chiesto aiuto alle popolazioni locali, il rischio che un incidente metta a rischio l’habitat da cui le comunità indigene locali dipendono, è molto alto.
Anche per questo motivo il Dipartimento della Difesa statunitense sta per dare il via ad una esercitazione della durata di 5 giorni, che ha come scenario proprio una crociera catastrofica, con l’intento di formare il personale al salvataggio di vite umane in condizioni impossibili, in una zona talmente disabitata che i soccorsi ci metterebbero un tempo infinito ad arrivare ed in questo modo la ricerca e il soccorso partirebbero completamente svantaggiati.
Il rischio più grande viene visto in prospettiva: se la Crystal Serenity userà uno speciale carburante diesel definito ‘abbastanza pulito‘, le navi da crociera più grandi che in futuro potrebbero seguirne l’esempio, o si adeguano o, in caso di incidente, riverserebbero olio combusti pesante che sarebbe estremamente difficile da pulire.
Le reazioni della popolazione locale
In mezzo a tante polemiche, la popolazione di Ulukhaktok, la cittadina canadese di circa 400 abitanti di origine Inuit, si sta preparando all’arrivo della prima nave da crociera che abbiano mai visto a quelle latitudini: non che non siano abituati alle crociere di spedizione, ma tutte portavano un massimo di 150 persone in esplorazione nel territorio, mentre Crystal Serenity porterà 1.000 passeggeri circa, più i membri dell’equipaggio.
L’impatto è dunque ‘massiccio’ rispetto al solito e le preoccupazioni non sono poche, sia dal punto di vista ambientale che sociale, tanto che, in accordo con la compagnia, potranno scendere a terra solo 150 alla volta, per visitare la piccolissima cittadina, giocare a golf (questa poi), fare un po’ di shopping o scegliere una escursione nei dintorni.
Le comunità indigene dell’Alaska sanno che i soldi, tanti, che le navi da crociera porterebbero, potrebbero migliorare la vita delle realtà locali, ma significherebbero, in lunga prospettiva, anche la morte dei loro tradizionali mezzi di sostentamento, messi già a rischio dal ritiro dei ghiacci marini. Una scelta non facile da fare.
Il tutto con l’occhio vigile della Compagnia che, in linea teorica, ha già reinserito la cittadina nello stesso percorso per il 2017.
Sotto un video che mostra il magnifico paesaggio che i fortunati passeggeri a bordo potranno ammirare (sebbene la nave non sia decisamente la stessa).
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17/08/2016 ore 14.00 – “Post protetto da Licenza Creative Commons International CC BY-ND 4.0″