Bari è un porto di scalo dell’Adriatico per tutte quelle crociere del Mediterraneo Orientale, con tappe in Grecia, Turchia, Mar Nero, Israele e alto Egitto.
Interessantissima anche da visitare in fai da te, la città offre tantissimi spunti: tuttavia mi concentrerò principalmente su due località da non perdere assolutamente, che si trovano ad una distanza di circa 50 km dal capoluogo pugliese, Castellana Grotte e Alberobello.
Proprio per la distanza dal porto, il mio consiglio è di affidarsi alle escursioni organizzate dalle Compagnie, soprattutto se la sosta non è molto lunga: ciò vi permetterà di entrare direttamente senza fare fila alcuna e senza paura di non trovare le coincidenze.
Durante l’ultimo Raduno Crazy Cruises tenutosi dal 10 al 12 luglio a Polignano a Mare, abbiamo avuto modo, nella giornata di sabato, di visitare entrambi i siti, e di assaporarli appieno grazie alla presenza di una guida turistica accreditata, che ci ha fatto fare più o meno lo stesso itinerario di un’escursione organizzata dalle Compagnie.
La visita di entrambe le località è particolarmente faticosa: il giro completo delle Grotte di Castellana dura 2 ore e permette di arrivare sino alla famosa Grotta Bianca, in un percorso dove sono d’obbligo scarpe comode e antiscivolo, con discese e salite a volte impegnative dal punto di vista fisico. Ad Alberobello per riuscire a vedere qualcosa in più bisogna camminare lungo le viuzze, tra salite e discese, e col sole vi assicuro che non è proprio una rilassante passeggiata.
Quindi mi sento di consigliarla a coloro che non hanno particolari problemi fisici: nel nostro gruppo era presente anche la nostra Mirella, che di anni ne ha compiuto 76 proprio in questi giorni, e ha seguito tutto il percorso insieme a noi giovincelli, stanca ma ben contenta di non essersi fatta sfuggire tanta meraviglia. Ma lei è davvero una wonder woman, per cui non sottovalutate la fatica, soprattutto se effettuate le escursioni nei caldi giorni estivi.
E’ inoltra da tenere presente che nella visita lunga si scende sino a meno 70 metri sotto il sottosuolo e nei pressi della Grotta Bianca l’umidità è pari al 100%, tanto che non si sente affatto il frescolino tipico del primo tratto (15/18°): inoltre l’alta concentrazione di anidride carbonica è da tenere presente per chi ha difficoltà respiratorie, perchè può regalare mal di testa e gambe che tremano nella quasi totalità del percorso (non lo sentono tutti ma solo i soggetti particolarmente sensibili, molti del nostro gruppo hanno avuto il tremore alle gambe, giovani compresi). Le guide lo fanno presente da subito. Ingresso percorso completo € 12,00
La nostra giornata di escursione comincia la mattina con il trasferimento alle Grotte di Castellana, che distano da Bari circa 45 km: sono un complesso di cavità sotterranee di origine carsica di grande interesse speleologico.
Si sviluppano per una lunghezza di 3.348 metri e raggiungono una profondità massima di 122 metri dalla superficie.
I percorsi delle Grotte a disposizione dei visitatori sono 2:
- uno breve, della durata di un’ora e della lunghezza di un chilometro
- uno lungo, della durata di circa due ore e che, come detto sopra, permette la visita delle grotte sino ad arrivare ad ammirare la bellissima Grotta Bianca, molto suggestiva, ad un chilometro e mezzo dal punto di partenza (totale visita 3 chilometri), definita per la ricchezza e il biancore dell’alabastro, la “più splendente del mondo”.
Se la sosta in porto lo consente, l’escursione prevede la visita completa, mentre se le ore a disposizione non sono molte, viene effettuata solo la visita breve: con l’escursione della Compagnia non correte tuttavia il rischio di perdere la nave, perchè vi attenderanno in caso di ritardi, senza considerare che è tutto già programmato, per cui entrerete direttamente in visita.
Le grotte sono fotografabili sono nel primo ambiente d’ingresso, mentre è assolutamente vietato negli altri ambienti, pena un’ammenda salata.
Le delicate formazioni calcaree possono danneggiarsi al contatto con flash, sviluppando la caratteristica colorazione verde, per cui sono state anche cambiate, in molti ambienti, le luci, inserendo quelle di colore giallo che rallentano la crescita del verde (come ci è stato spiegato dalla nostra guida-speleologo). E’ anche vietato toccare in alcun modo le stalattiti e le stalagmiti: il grasso presente nella pelle umana, non permette alla goccia di “stazionare” ma la fa scivolare giù: considerando che la crescita è davvero minima negli anni (0.50 cm ogni 50 anni), è palese il danno che un solo tocco ne farebbe derivare.
Una volta entrati, ci troviamo all’interno di una immensa caverna con un buco al centro, un inghiottitoio, con un fascio di luce che entra e dona all’ambiente un’aria davvero mistica, proiettando ombre sempre diverse: la guida ci spiega che prima di venire scoperta, il “buco” nel terreno veniva considerato come l’accesso agli inferi e venivca usato come una sorta di discarica. Fu solo agli inizi del Novecento che uno speleologo tentò la discesa e scoprì questo bellissimo cunicolo, non ancora del tutto esplorato.
Questa parte iniziale si chiama Grave, ed è la prima e più vasta caverna del sistema sotterraneo, nonchè l’unico ambiente naturalmente collegato con l’esterno: le misure sono davvero notevoli
- 100 metri di lunghezza
- 50 di larghezza,
- 60 di profondità.
I nomi dei diversi ambienti attraversati sono frutto della fantasia dei primi esploratori: si possono ammirare stalattiti e stalagmiti denominate della Lupa romana, della Civetta, della Madonnina, del Serpente, della Cupola etc.
Queste le foto che testimoniano la bellezza di un patrimonio unico del territorio, i cui crediti sono totalmente di IdeasLab e il cui utilizzo senza autorizzazione non è consentito.
Una volta terminata la visita, si viene trasferiti col pullman ad Alberobello, la famosa città dei trulli, Patrimonio Mondiale dell’Unesco: in questo paese i trulli si possono solo restaurare ma non costruire ex-novo. Il mestiere del mastro trullaio è ancora presente ed è ben remunerata, perchè molto specialistica; i trulli vengono infatti costruiti a secco, senza malta (almeno quelli della cinta originaria) e ciò ha una ragione storica ben precisa.
L’origine del nome del paese è “Silva Alborelli“, come risulta dal più antico documento autentico, a conoscenza degli studiosi, e cioè il Diploma d’investitura del 15 maggio 1481 del Re Ferrante d’Aragona: il borgo all’epoca era infatti zona di predoni, che utilizzavano gli alberi e la selva per nascondersi ed aggredire i viandanti.
Con il potente conte Giangirolamo II, detto il Guercio delle Puglie (1600-1665), che aveva eretto un casotto di caccia ed una locanda in loco, iniziò la vera urbanizzazione, con la costruzione di un agglomerato di case: la particolarità però, è che il conte permise la costruzione di case solo col materiale sedimentario calcareo ma senza l’utilizzo di malta. Perchè direte voi?
Per il semplice motivo che in questo modo le case, o i trulli, potevano venire smontati letteralmente in poco tempo, impedendo l’imposizione da parte degli ispettori del Re, di gabelle e tasse, che in questo modo venivano riscossi solo dal feroce Conte, il quale veniva sempre avvisato con largo anticipo delle visite degli ispettori che in questo modo, al loro arrivo, si trovavano davanti solo cumuli di macerie e muri che parevano cadenti e spogli.
La costruzione di un nuovo centro comportava in primo luogo il Regio assenso e il consecutivo pagamento dei tributi da parte del Barone alla Regia Corte: non dichiarando la sua esistenza, le gabelle erano unicamente riscosse dal Barone.
Gli abitanti di Alberobello dunque, non esistaevano in alcun modo, non risultando in nessun registro, per cui chi nasceva qui, era un senza terra, una sorta di straniero in patria: questo sino al 27 maggio 1797, quando il re Ferdinando IV di Borbone accolse l’istanza degli alberobellesi ed emanò un decreto con il quale elevava il piccolo villaggio a città regia, liberandola dalla servitù feudale.
Questa la storia del paese: durante l’escursione si percorrono le viuzze in salita e si possono ammirare anche gli interni di alcuni trulli, che ospitano in genere piccoli negozi; noi abbiamo avuto la fortuna di visitarne anche uno “abitato”, che ci ha reso benissimo l’idea di come potessero vivere all’interno di questa abitazione anche 5/6 persone.
La cosa meravigliosa è che, una volta entrati, la temperatura caldissima esterna non si sente più, anzi si viene accarezzati da un piacevole fresco. questo perchè i muri sono larghi fino ad un metro e al loro interno contengono una sorta di camera d’aria, che d’estate rinfresca e d’inverno mantiene stabile la temperatura.
Nelle foto di IdeasLab, tutta la bellezza di questo paese.
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15/07/2015 ore 16.00
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